Onorevoli Colleghi! - Necessità di trasparenza e ricerca della migliore efficienza impongono una profonda revisione della materia relativa alle nomine dei presidenti e dei componenti di enti, istituti e organismi pubblici da parte delle autorità politico-istituzionali centrali e periferiche.
A tutt'oggi tali nomine sono effettuate su base fiduciaria e per chiamata diretta da parte dei competenti organi dello Stato di volta in volta (Consiglio dei ministri, Ministri, presidenti di regioni e di provincia, sindaci e così via).
Proprio tale metodo è stato in passato il «germe» che ha provocato nella gestione degli enti pubblici le forti anomalie individuate a latere dai tanti procedimenti penali per i reati contro la pubblica amministrazione promossi dall'autorità giudiziaria in questi anni.
Non si può nascondere la realtà. Pur non dovendo generalizzare, è indubbio che nel passato e anche nel presente in molti casi le persone che sono scelte per amministrare gli enti pubblici sono persone che sono state nominate, non tanto per effettiva meritocrazia, quanto per meriti di partito o per ricompensa personale (o, peggio ancora, per «aspettative di ritorno»).
E infatti, in molti casi, le inchieste della magistratura hanno individuato proprio in questi «pseudo manager» coloro che erano i più attivi nel ricercare clientele, trovare finanziamenti illeciti per i partiti politici, commettere atti di corruzione, favorire taluni contraenti al posto di altri nelle procedure di appalto o nelle commesse pubbliche.
Per evitare il ripetersi di tali situazioni o il ritorno a tali anomale prassi è ormai tempo di correre ai ripari, individuando